Non rinuncio a te per un pipistrello (Ovvero diario del virus) di Paolo Puppa

NON RINUNCIO A TE PER UN PIPISTRELLO

OVVERO DIARIO DEL VIRUS

di Paolo Puppa

 

 

 

Ehi voi. Gente, Ehi sììì. dico a voi. Son proprio contento/con­tenta/contenti. Sìììì, perché ieri ho visto la paura addosso alla moglie del canadese, già, del Presidente. E poi in un grande albergo a cinque stelle australiano ho spiato il terrore sul muso invecchiato e senza trucco  dell’attore americano famoso, ma sì, quello che faceva lo scemo, quello che correva sempre. Io per i nomi sono un disastro. E anche su sua moglie. Un metro di distanza e lavatevi le mani raccomandano i prof di medicina. Che ridere. Marito e moglie che fanno in una stanza d’albergo, anche se hanno poca voglia dopo tanti anni? I piccioncini. Eh, eh, e adesso ve la fate sotto, o no? Non guardo in faccia a nessuno, io.  E poi quello che mi esalta è il fatto che il sottoscritto/a/i mi sposto dal Canada all’Australia e senza faticare. Pensano a  tutto loro. Sono loro che mi portano. Uno scaracchio, un fiato, una monetina di resto, un carciofo al mercato toccato senza guanto. E questo è solo l’inizio, ragazzi. Vedrete, vedrete fra poco. Che meravigliaaaaaa, le strade vuote! E questo silenzio così serio! Ci sono solo io ormai a dettar legge. Non fanno che parlare di me a sproposito. E più sono famosi e sicuri di sé, più ci ho gusto. Mi spiace un po’ per i vecchi. Non c’è gusto con loro. Sono già predisposti. Colle valigie pronte. No, no, vorrei poterli evitare. Ma come si fa? Basta un niente e quelli mi cascano subito. Potessi decidere, però, i capelli bianchi, le dentiere, e il resto, starei alla larga da questa povera gente. E invece mi aprono, che dico aprono, mi spalancano la porta di casa. Vorrei spiegare loro che punto più in alto,  io. Voglio capi, io, voglio  corone, ah, ah! Bella questa battuta, no? Ho una lista, ma una lista. Vedrete, vedrete, cari miei. Che roba, che roba! E tutte le sere poi mi citano e parlano di me, di me. E danno i numeri, eh, eh. La curva. Il picco? Quando il picco? Hai voglia! Non ho nessuna intenzione di arrivare presto al picco io. Mi spalmo, mi spalmo, mi allungo. Vedrete, vedrete. Dalla caverna col piccolo pipistrello, alla cucina dello chef cinese, e poi il commerciante lombardo, o era veneto? Non mi ricordo più bene. Confini aperti, no chiusi, sbarrati, grandi stadi con o senza pubblico?  Cambiano idea più volte, che buffi! Ma ho cominciato a muovermi, e non c’è niente da fare. Ci sarebbe una maniera per fermarmi, una sola. Ma non sta nei laboratori, mica vengo a dirvela a voi. Manco per scherzo.

Il momento più divertente, credetemi, è la sera quando vi riunite davanti alle scatolette che mandano luce, il piccolo schermo che sembra l’altare dove pregate sempre più spesso da qualche giorno, eh, eh. Vi comunicano infatti i numeri in modo così serio che mi metto subito a sghignazzare. Voi ve ne state in silenzio religioso, la mammina col mestolo in alto, e il piatto fumante nell’altra mano, i bambini che non capiscono la ragione di quel rallentamento, il pappino colle rughe sulla fronte che zittisce i pargoli. Sembrate davvero come nelle case col soffitto alto che chiamate chiese. E vi trasmettono pure le curve colla proiezione. E gongolate, ma che cretini, se l’aumento in qualche città rallenta. Ma a me piace cambiare, ragazzi. Il fatto è che mi stanco presto a starmene nello stesso posto. Tutto qua. Nessuna logica, nessun ordine. Per carità. Ci mancherebbe altro. State diventando all’improvviso più buoni. Non vi odiate più. Uniti contro di me. Che bello! Che eccitante. Fate fate. Prego. Fate pure. Accomodatevi. Nessun problema per me. Tranquilli. Una cosa mi sorprende molto. Devo dirvelo. Il vostro cattivo rapporto col tempo. Non sapete vederlo nel suo insieme, il tempo. Mi spiego. E’ solo questione di attesa. Anche se qualcuno di voi la fa franca, al momento, perché decido di lasciarlo, perché fingo di cedere ad una pulizia più sistematica nella sua abitazione, o a una mascherina meglio sistemata sul muso, questo chiamiamolo pure scampato alla mia strage tra qualche anno dovrà sempre andarsene coi suoi stracci. Cosa cambia tra adesso o fra dieci anni? Eh? Eh? Un’alternativa a me che avrebbe senso sarebbe solo l’eternità. Che non esiste! O no? Chiaro?  Si parteeee, ragazzi! Tutti a bordo! Continua a leggere