Andrea o i vetri in testa (pubblicato su Ytali)

I rapporti col mio vicino di casa Andrea Naccari non sono stati esaltanti all’inizio. Appena arrivato nel nostro caseggiato, se si può chiamare così un palazzo storico del Quattrocento, dall’ultimo piano dove si era insediato con moglie e inizio di figliolanza costui si è manifestato lasciando aperta, durante i lavori di ripristino del suo appartamento, una finestra della cucina. E di notte, grazie a una bufera di vento, il vetro s’è schiantato precipitando come un meteorite in basso, nel mio terrazzo di sotto, e più giù in giardino, seminando frammenti nelle aiuole, con mia moglie avvilita per le sue amate pianticelle. Ma noi tutti, stando a piano terra e al primo piano, abbiamo rischiato di brutto. Quella volta, abbiamo sfiorato persino una causa. Risultato, per fortuna sotto l’egida di un giudice di pace, una conciliazione con piccolo risarcimento e l’offerta da parte del giovane Andrea, allora poco più che trentenne, di una deliziosa bottiglietta di vetro, fatta colle sue mani di vetraio dotato, e già apprezzato in giro. Davvero un paradosso, un vetraio che rischia di ucciderti colla sua materia per sbadataggine, come un medico chirurgo che ti inciampi addosso col suo bisturi. “Superior stabat lupus”, sentenziava Fedro nella sua favoletta a tal proposito. [continua a leggere su Ytali]